Un mondo di pixel
Per buona parte della mia vita, le mie mani hanno conosciuto un solo linguaggio: quello di una tastiera. Click, tap, scroll.
Sono sempre stato un appassionato di tecnologia, un vero entusiasta del mondo digitale, del web design, della fotografia.
E, per molto tempo, mi è andata bene così.
Poi, lentamente, qualcosa ha iniziato a crearmi un profondo disagio.
Non la tecnologia in sé, ma la sua deriva.
Ho visto crescere un'ossessione per l'automazione che non si accontenta più di aiutare, ma vuole sostituire.
Un'automazione che rischia di togliere l'anima al lavoro delle persone, trasformando l'atto creativo in un semplice output.
Ho capito che l'unico modo per non perdere se stessi era affiancare a questo mondo, senza rinnegarlo, un ritorno alla manualità.
L'unica, vera strada per salvarci da questa automazione senza fine.
Il bisogno di sentire
La svolta non è stata un'illuminazione improvvisa.
È stata una necessità profonda, un'esigenza di tornare al gesto, alla materia.
Il bisogno di sentire tra le dita la grana del cuoio, di percepire la consistenza della carta, di prendersi il tempo di un gesto lento, senza la pressione di dover produrre in fretta qualcosa di totalmente immateriale.
Così, quasi per gioco, ho comprato un pezzo di cuoio e qualche attrezzo.
E ho iniziato. Senza un piano preciso, solo per il piacere di fare.
Il primo contatto con questi materiali è stato una rivelazione.
Il silenzio del laboratorio, rotto solo dal suono di un taglio o di una cucitura, era l'esatto opposto del ronzio costante dei computer.
In quel gesto lento c'era tutto: concentrazione, intenzione, presenza.
E per la prima volta dopo anni, mi sono sentito incredibilmente radicato. A casa.
Imparare ad ascoltare
Da quella scintilla è nato un viaggio.
Un lungo percorso di apprendimento, fatto di corsi, di ore passate nelle botteghe di vecchi artigiani per "rubare" con gli occhi e con le mani i loro segreti.
Ho imparato ad ascoltare la materia.
Ho scoperto l'eccellenza dei cuoi conciati al vegetale in Toscana, materiali che respirano e invecchiano con te, raccontando una storia.
Ho imparato a fare la carta a mano, sentendo la magia delle fibre di cotone che si legano nell'acqua, creando fogli unici e imperfetti.
Ho cercato il filo perfetto, trovandolo in tradizioni antiche, dove la resistenza si sposa con la bellezza.
Ogni scelta non è stata una ricerca del lusso fine a se stesso, ma la ricerca di un'anima, di una storia autentica raccontata da altri artigiani.
Soffio Artigiano
"Soffio Artigiano" è nato così.
Non da un business plan, ma da un bisogno di autenticità.
Non è un rifiuto della tecnologia, che continuo ad amare e usare come un prezioso alleato.
È una ridefinizione del suo ruolo.
È la celebrazione del gesto umano come atto insostituibile.
Ogni creazione, che sia un taccuino, un album o un accessorio, è un piccolo atto di ribellione a quella fretta.
È il mio modo di dire che vale ancora la pena dedicare ore a qualcosa che durerà anni.
È un invito a rallentare, a sentire, a toccare con mano la differenza tra un prodotto e un'opera.
E spero che, tenendo una mia creazione tra le mani, possiate sentire anche voi un po' di quella stessa, meravigliosa, sensazione di essere finalmente a casa.