Perché ho scambiato la Tastiera con un Martello: la Mia Storia

Perché ho scambiato la Tastiera con un Martello: la Mia Storia

Chi mi conosce lo sa: sono sempre stato un appassionato di tecnologia.
Un vero "nerd", se vogliamo.
Il mondo digitale, il web design, gli effetti speciali... sono il mio pane quotidiano da anni, e lo sono ancora oggi.
Non ho mai smesso di amare la potenza e la bellezza di un codice ben scritto o di un'immagine creata al computer.

E allora, vi chiederete, perché "Soffio Artigiano"?

Perché questo ritorno quasi ostinato alla materia, al cuoio, al martello?

La risposta non è un rifiuto, ma una presa di coscienza.
Progressivamente, ho iniziato a sentire un'ansia che non mi apparteneva.
La corsa continua a "fare di più", a essere più performanti, a ottimizzare ogni singolo secondo.
E con l'arrivo dell'intelligenza artificiale, questa corsa è diventata una gara folle alla massima produttività.
Una gara che, secondo me, va nella direzione opposta al senso della vita.

A questo si aggiunge la mia allergia e avversione per i social media.
Li ho sempre visti come la rappresentazione estrema della dipendenza, della necessità di apparire, dell'illusione di essere connessi mentre si è ipnotizzati da un feed infinito. Non nascondo che non li sopporto.
Vedere per strada le persone curve sullo smartphone per scrollare senza fine mi mette un nervoso che non avete idea.

Comunque... mettendo insieme i pezzi, ho capito cosa mi mancava: il contatto con il reale. Il tangibile. L'autentico.

Così, unendo la mia passione per la fotografia (quella vera, fatta di scatti e ricordi) a questo bisogno, è nata l'idea.
E se le foto, invece di perdersi in un cloud o in un post, potessero vivere su un oggetto reale?
Un oggetto che fosse esso stesso l'incarnazione del mio pensiero?

Da lì, la decisione.
Ho iniziato a studiare, a fare corsi, a passare ore nelle botteghe di artigiani per "rubare" con gli occhi e con le mani i loro segreti.
Ho trasformato un angolo del mio studio in un laboratorio. E ho imparato.

Ecco perché non c'è nessuna contraddizione in quello che faccio.
Io continuo ad amare e usare la tecnologia ogni giorno.
La uso per ottimizzare questo sito, per aiutarmi a scrivere un testo quando le parole non escono, o per creare un'immagine illustrativa se non ho tempo di scattarla.
La uso come un alleato. Un attrezzo potentissimo nel mio arsenale.

Ma c'è una differenza fondamentale.

Un conto è usare l'IA come un assistente.
Un altro è chiederle di fare il lavoro al posto tuo.
Se un fotografo si fa generare l'intera foto dall'IA, non sta più usando uno strumento, sta delegando la sua arte.
Se uno scrittore fa scrivere il suo romanzo a un algoritmo, ha abdicato al suo ruolo.

L'oggetto della mia attività, il cuore pulsante di Soffio Artigiano — il taccuino, l'album, il pezzo di cuoio cucito — quello lo faccio io. Con le mie mani.
Nessuna intelligenza artificiale lo realizzerà mai. E non perché non possa (forse un giorno lo farà), ma perché se lo facesse, perderebbe la sua anima. Il suo "perché".

Il rischio più grande che vedo nel futuro non è l'automazione in sé, ma la scelta comoda. La tentazione di delegare la nostra creatività, anche quando potremmo farne a meno.

Io ho fatto la mia scelta.
La tecnologia è un compagno di viaggio straordinario, ma il martello, quello, lo tengo ben stretto nelle mie mani.